David Altheide, Come i media costruiscono e amplificano la paura


"Quello che è successo con la guerra in Iraq e il terrorismo non è dissimile da quello che accade con il crimine. Vorrei soffermarmi su quella che io definisco la retorica della paura. Negli anni sono state fatte molte dichiarazioni e la ragione per cui ne parlo e perché hanno avuto delle conseguenze su quello che io chiamo il discorso della paura. Quando la tua lingua inizia a cambiare e inizia inserire nuovi significati e simboli nella tua visione del mondo, significa che il tuo mondo sta cambiando.

Nel 2001 George Bush ha detto che “Al Qaeda sta al terrorismo come la mafia sta al crimine”, una frase molto importante. Nel 2004, all'epoca delle elezioni il vicepresidente Dick Cheney ha detto: “Se fate la scelta sbagliata il pericolo è che saremo colpiti di nuovo, e saremo colpiti in maniera devastante”. E ancora George Bush ha detto: “Elimineremo il mondo pericoloso. Abbiamo bisogno di un presidente che capisca la lezione dell'11 settembre 2001 e che per proteggere l'America dobbiamo andare all'attacco. Dobbiamo bloccare gli attacchi prima che avvengano per non essere colpiti di nuovo. Il nostro uomo e John McCain”.
Questo tipo di linguaggio e molto importante per capire cosa succede con il terrorismo.

Una definizione molto diffusa di terrorismo è “l’atto o la minaccia di violenza deliberata per generare paura, e il conseguente comportamento in una vittima e/o pubblico dell'atto o della minaccia”.

La questione a cui sociologi sono sempre interessati è quali siano le conseguenze involontarie di alcune delle nostre azioni. Per esempio se il terrorismo vuole generare paura, è possibile che lo sforzo per fermare il terrorismo, incluso il linguaggio che potremo utilizzare, contribuisca all'incertezza e alla paura della vita.

Dall'11 settembre 2001, molte cose sono cambiate nella nostra vita quotidiana. I controlli di routine negli aeroporti ne sono un esempio lampante. Li facciamo continuamente, anche se ci sono pochissime prove che questi realmente possono fermare le attività terroristiche nel modo in cui vengono praticati. Ciò che invece questi comportamenti fanno è instillare in chiunque voli l'idea che il tuo corpo - non il tuo telefono cellulare - può essere perquisito ispezionato da altri allo scopo di farti stare al sicuro. In altre parole è una merce.

Ho studiato il linguaggio della paura per molto tempo: alcuni mi dicevano che era sufficiente che guardassi la televisione o leggessi i giornali. In un libro che ho pubblicato svariati anni fa, Creating fear: news and the construction of crisis, ho analizzato il modo in cui la paura viene utilizzata nelle cronache, nei giornali, nelle riviste, principalmente negli Stati Uniti, ma anche in alcuni paesi dell'Europa occidentale e ho riscontrato una cosa alquanto sorprendente: l'utilizzo della parola paura è notevolmente aumentato.

Già prima dell'11 settembre, la paura compariva sui giornali, e non solo nei titoli o in prima pagina ma nelle pagine di finanza, di sport, perfino nelle pagine di giardinaggio. Utilizzando la metodologia che abbiamo sviluppato, e la disponibilità di una massiccia base informativa, siamo stati in grado di individuare quali problemi e questioni siano associati alla paura e lo abbiamo fatto per molto tempo. Abbiamo riscontrato che la paura non fa distinzione di argomento.

Nella rappresentazione grafica di una mia ricerca di content analysis sulla tema della paura nei media, si vede che, in una fase, la paura è strettamente associata al crimine, successivamente paura e crimine si allontanano e compare l'associazione paura e droghe, poi paura e droghe si allontanano e compare paura e immigrazione, e per un po', soprattutto negli Stati Uniti, si sono associate paura e a Aids.
Paura e crimine È un legame che è sempre stato molto forte. Paura e gang negli Stati Uniti sono stati associati a lungo e poi è successa una cosa strana: paura e gang sono scomparsi, ed è comparso il termine gang da solo. Noi pensiamo che sia dovuto al fatto che ormai gang è sinonimo di paura, è un fenomeno che implica la paura. E questo succede anche con il terrorismo. Ecco come si snoda il discorso della paura.

Una comunicazione pervasiva, la consapevolezza simbolica e l'aspettativa che pericolo e rischio siano una caratteristica centrale della vita quotidiana, si sono imposti. Come è successo?
Quando chiedo i miei studenti se la loro vita è più pericolosa ho più rischiosa di quella dei loro nonni, la maggior parte risponde senza esitazione “Si”. La loro vita e più pericolosa di quella dei loro nonni che vivevano e lavoravano nelle fattorie, nelle miniere, nel settore edile, con gli animali eccetera. Le statistiche sugli incidenti dicono il contrario, ma in effetti, ciò che conta la percezione, e la percezione è che oggi la vita sia molto pericolosa e minacciosa. Come si spiega tutto questo?

Quindi ciò che è successo negli anni e che i mass-media e la cultura popolare hanno svolto un ruolo importante per la crescita della paura, e non è successo con un intento malizioso, ma penso che sia successo semplicemente a causa della ricerca di qualità, per attirare più pubblico.

Infatti per 30-40 anni, la risposta è stata l'intrattenimento. Poi le cose sono diventate sempre più sofisticate, il format dell'intrattenimento si è trasformato, ora sappiamo che attiriamo più pubblico se insistiamo su paura, sul rischio; se utilizziamo scenari in cui i pericoli, i rischi sono evocativi; se utilizziamo scenari e immagini in cui la gente si identifica; se utilizziamo scenari e immagini che sposano bene la narrativa culturale che già tratta di rischio e pericolo.

Man mano che questo format e si è insediato sempre di più, è aumentato il numero di persone che volevano comparire tra le notizie; i politici sono diventati bravissimi a inquadrare le questioni in modo da suggerire paure e pericoli. Quindi i loro messaggi sono stati utili allo scopo e ai giornalisti, e anche buona parte della programmazione è servita allo scopo.
E tutto questo avuto conseguenze tremende. I servizi sul crimine hanno avuto conseguenze sorprendenti negli Stati Uniti e in tutto il mondo, considerato come le colleghiamo al terrorismo.

Qualcuno sostiene che l'ansia economica potrebbe essere considerata come nuovo terrorismo, il terrorismo dei tempi moderni. La cosa mi persuade moltissimo. Concentrarci sul crimine non solo non ci ha portato a risolverlo, ma che ha fatto conoscere tutti i crimini spettacolari sensazionali che avvengono negli Stati Uniti, crimini e violenze orribili che, per fortuna avvengono molto raramente e colpiscono poche persone.

Negli Stati Uniti sono state approvate le leggi decisamente draconiane sul crimine, forse qualcuno ne ha sentito parlare come del famoso three strikes and you are out. Il crimine è talmente dilagante che criminali abitudinari devono essere messi in prigione e dopo il terzo reato vengono puniti obbligatoriamente con l'ergastolo. Questo ha avuto effetti disastrosi e molti funzionari ora iniziano a riconsiderare alcune di queste cose.

Parlando di più della paura, soprattutto alla luce di ciò che è successo con la guerra in Iraq, riconosciamo che è stato messo in gioco qualcos'altro è che la paura assomiglia sottilmente a ciò che potremmo chiamare politica della paura, chi si riferisce alla promozione e all'utilizzo da parte dei decisori di ciò che pensa il pubblico del pericolo, del rischio e della paura per raggiungere certi scopi.
La guerra in Iraq non sarebbe avvenuta del modo in cui è avvenuta, senza che i cittadini fossero preparati per questo da molti decenni di interventi sul crimine.
Per esempio, per poter fermare le guerre di droga negli Stati Uniti, i funzionari statali hanno approvato interventi molto duri, alcuni dei quali sono stati definiti no knock legislation: significa che se c'è un sospettato per questioni relative alla droga, per poter evitare che si liberi delle prove, non si deve bussare alla porta di casa, ma si deve semplicemente fare irruzione, buttando giù la porta. Questa legge è stata in vigore finché non sono stati commessi troppi errori e sono morti degli innocenti perché la polizia aveva sbagliato indirizzo.

Il risultato della politica della paura è che certe cose diventano a poco a poco più accettabili.
Negli Stati Uniti si parla molto di sorveglianza, di alterazione delle libertà civili. Per la prima volta nella storia, gli Stati Uniti sono implicati in questioni di tortura, in alcune azioni molto negative; l'idea importante della politica della paura è che manterremo la gente al sicuro e lo faremo con qualsiasi mezzo necessario; se la gente davvero pensa di essere in pericolo allora sosterrà questo tipo di azioni. Tutto questo porta ad aumentare la sorveglianza e il controllo sociale, molti ora si considerano vittime potenziali, in attesa di subire un qualsiasi oltraggio.
L'architettura della paura inizia modificare la nostra vita, ci blindiamo, la vita pubblica inizia deteriorarsi, la gente diventa più sospettosa rispetto gli stranieri.

Negli Stati Uniti si è parlato molto negli ultimi 20 anni della promozione tra bambini di atteggiamenti stranger danger: il concetto è che lo straniero non solo è potenzialmente pericoloso, ma è probabile che lo si è effettivamente, quindi è bene non parlargli. Siamo anche molto preoccupati se i nostri bambini giocano all'aria aperta senza essere controllati.
Gli sforzi per monitorare tutto questo, per controllare ogni tipo di intrusione, si vedono. Eseguiamo moltissimi test per la droga negli Stati Uniti, quasi tutti i miei studenti sono sottoposti di routine a test per la droga qualsiasi cosa debbano fare - concorrere a una borsa di studio, ottenere un posto di lavoro, fare atletica.

La sorveglianza è aumentata al punto che l'unione per i diritti civili americani parla di complesso industriale della sorveglianza. Esiste il business della paura: ci sono molte aziende che installano allarmi contro il furto, aumentano i controlli per droga, aumenta il numero delle telecamere che la gente si fa installare senza fare attenzione alle ricerche che dimostrano che le telecamere di per sé non hanno molto effetto sulla riduzione dei furti. Tuttavia, comprare queste cose fa sentire meglio la gente.

Dobbiamo renderci conto della logica dell'intrattenimento, della logica dei media, che ha cambiato le nostre istituzioni sociali. Il pubblico ora si aspetta che le cose seguono la logica dei media, si aspetta un determinato ritmo, una determinata velocità. Quindi dobbiamo essere consapevoli di come funziona la logica dei media, di come la paura svolge un ruolo importante in questi passaggi.

Dobbiamo fornire alternative a tutto questo, dobbiamo organizzare conferenze, simposi, dobbiamo fare in modo che i giornalisti parlino con i ricercatori.

La paura si accumula e credo sia importante tenere a mente una cosa: passiamo da uno scenario di paura a un altro e spesso la paura si stratifica. Molte delle percezioni sulla guerra in Iraq e Medioriente risalgono un'idea che ci si è fatta trent’anni fa all'epoca della crisi iraniana degli ostaggi (1979). Una società che ha paura è una società pericolosa. Dobbiamo fare attenzione al linguaggio che usiamo, dobbiamo enfatizzare il pericolo è il rischio, ma non nella paura."


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Censis - Fondazione Roma, Paure globali, Laterza, 2009


"Quali sono le paure esistenziali del nostro tempo e come possiamo contrastarle? Cosa producono, nel nostro vivere quotidiano, i sentimenti derivanti dall'aumento dei rischi e delle minacce, come il terrorismo, il crimine, i danni ambientali? E ancora, come influenza la sicurezza personale l'accresciuta incertezza economica con cui sempre più ampie quote di popolazione mondiale sono costrette a confrontarsi? La globalizzazione sembra aver reso la paura un tratto quasi 'genetico' delle società più avanzate e il linguaggio e la comunicazione ne costituiscono un pericoloso amplificatore. Comprendere chi la provoca, chi ha interesse economico, politico, mediatico ad alimentarla e qual è il ruolo della scienza e della tecnologia nel generarla o contrastarla è stato obiettivo degli esperti internazionali che hanno partecipato al primo World Social Summit. La chiave di volta è negli uomini e nelle donne, attori e comparse del vivere sociale, disposti ad assumersi la responsabilità di un atto di coraggio in più, per trasformare il futuro che ci aspetta."

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PERCORSO SITUATIONAL AWARENESS. L'esperienza si svolge in alcune vie del centro storico e ha lo scopo di farci rendere conto di quale sia la nostra percezione dell'ambiente circostante in funzione dello sviluppo della attenzione e della sicurezza personale. L'evento sarà gratuito, previa iscrizione. Informazioni a breve!

Letture consigliate


Kevin Mitnick, L'arte dell'inganno. I consigli dell'hacker più famoso del mondo, Feltrinelli. (Il celebre pirata informatico spiega tutte le tecniche di "social engineering" che gli hanno permesso di violare sistemi di sicurezza ritenuti invulnerabili) Introduzione di Steve Wozniak. Consulenza scientifica di Raoul Chiesa


Antonio Zoppetti, Primo soccorso. Cosa fare (e non fare) nei casi di emergenza, Hoepli (Sapere che cosa fare, e soprattutto che cosa non fare, per soccorrere vittime di incidenti o di un improvviso malore dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Invece pochi sanno come affrontare situazioni in cui un'azione rapida e corretta può essere determinante per salvare delle vite o ridurre i danni alla salute delle persone coinvolte)

Fabrizio Nannini, Mental survival Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione, Hoepli (Manuale pratico di preparazione alle emergenze individuali e di gruppo Vi è mai capitato di percepire un grande rischio o di sentirvi in pericolo? Siete mai stati bloccati dal panico per qualcosa che vi è successo? Vi siete mai trovati in situazioni di grande confusione e avete rischiato di perdere il controllo? Il “mental survival” serve a capire quali sono i meccanismi dietro a questi fenomeni e come imparare a fronteggiarli.)

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