Paura: l'emozione che ci protegge dal pericolo



La paura è una delle emozioni fondamentali dell'uomo e di molti animali.

L'emozione e in genere definita come una risposta a uno stimolo che produce cambiamenti fisiologici (aumento della frequenza cardiaca, aumento della temperatura corporea, l'attività di alcune ghiandole, cambiamenti sulla frequenza del respiro), che inducono una persona ad agire.
In poche parole, le emozioni sono per la mente, l'equivalente di ciò che le sensazioni fisiche sono per il corpo.
La maggior parte dei neuroscienziati distingue l' emozione dal sentimento. Il termine "emozione" indica la risposta del cervello a determinati stimoli, mentre il termine "sentimento" descrive l'impressione consapevole a tale risposta.

L'emozione e in genere definita come una risposta a uno stimolo che produce cambiamenti fisiologici (aumento della frequenza cardiaca, aumento della temperatura corporea, l'attività di alcune ghiandole, cambiamenti sulla frequenza del respiro), che motivano una persona ad agire. In poche parole, le emozioni sono per la mente, l'equivalente di ciò che le sensazioni fine
La paura, insieme a tristezza, gioia, disgusto e rabbia, è una delle emozioni fondamentali degli esseri viventi, ci mette in guardia dai pericoli e ci spinge alla sopravvivenza.

La maggior parte delle teorie odierne definiscono le emozioni come un processo (e non come uno stato) articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve. Tale struttura complessa differenzia le emozioni da altri fenomeni psicologici (come ad esempio le percezioni o i pensieri).
Le emozioni sono il segnale che vi è stato un cambiamento, nello stato del mondo interno o esterno, soggettivamente percepito come importante.

Le emozioni primarie o di base sono:
1. Rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso l'aggressività;
2. Paura, emozione dominata dall'istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza del soggetto ad una situazione pericolosa;
3. Tristezza, si origina seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;
4. Gioia, stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;
5. Sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;
6. Disprezzo, consiste nel totale rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale;
7. Disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un'espressione facciale specifica.

Prendiamo in considerazione in modo particolare l'emozione della paura.

La paura è una delle emozioni di base comune al genere umano e a molti animali. La sua funzione è quella di promuovere la sopravvivenza dell'individuo e si innesca nel momento in cui si ha percezione di una minaccia o di una situazione di pericolo. Eventi che suscitano paura possono essere: trovarsi in una situazione non familiare, trovarsi in una situazione di reale pericolo per la propria incolumità, sì in una situazione che ricorda una passata circostanza in cui si era in pericolo o in cui sono accaduti eventi dolorosi.sì in una situazione che ricorda una passata circostanza in cui si era in pericolo o in cui sono accaduti eventi dolorosi.
Di fronte a questa percezione si innesca la cosiddetta risposta di stress acuto, che consiste in una complessa reazione psicofisica. Il corpo produce un ormone – adrenalina – che induce cambiamenti fisici e mentali e che ci prepara all’azione: rispondo attaccando (fight) o fuggo (flight).

Al pericolo, l'organismo risponde con la paura, che innesca una reazione di stress.
Precisando subito che la reazione di stress non ha a che fare esclusivamente con la paura e il pericolo, è però importante approfondirne il funzionamento per capire meglio
1) come agisce fisicamente la paura sul nostro organismo
2) che cosa proviamo e perché, per imparare a comportarci in maniera adeguata in condizioni di pericolo
3) che cosa implica, in una realtà che si vuole sempre più caratterizzata dalla paura, a livello fisico e psicologico su ciascuna persona e quindi sulla collettività.
4) quanto sia importante imparare a ricondurre la paura nelle sue giuste funzioni.

Lo stress (termine mutuato dall'ingegneria per indicare lo sforzo, la tensione a cui può essere sottoposto un materiale e utilizzato per la prima volta da Hans Selye quasi un secondo fa) consiste nella risposta "strategica" dell'organismo nell’adattarsi a qualunque esigenza, sia fisiologica che psicologica, cui venga a esso sottoposto. In altre parole, è la risposta aspecifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata dall'ambiente circostante su di esso.

La reazione di stress (o sindrome generale di adattamento) si articola in tre fasi:
- fase di di allarme
- fase di resistenza o adattamento
- fase di esaurimento

Ci interessa la prima fase (allarme) per quanto riguarda, all'interno di un discorso di attacco alla sicurezza personale, per comprendere che cosa ci succede nel momento in cui subiamo una aggressione e quindi perché riusciamo o - il più delle volte - non riusciamo a reagire adeguatamente (e da qui l'importanza del prevenire l'esposizione al pericolo, piuttosto che trovarci ad affrontarlo), ma anche per capire che cosa succede al nostro aggressore, a sua volta estremamente stressato nel momento in cui ci tende un agguato: come possiamo approfittare del suo elevato livello di stress a nostro vantaggio oppure quali conseguenze la sua tensione possa comportare a nostro danno.

La seconda e la terza fase ci "raccontano" invece conseguenze molto importanti sul nostro vivere in costante esposizione alla paura (vedi gli articolo Altheide, ecc ecc)

Parleremo più estesamente della reazione di allarme nelle situazioni di pericolo in questo articolo

Qui vediamo in generale le reazioni alla paura e i suoi effetti fisici, psicologici e di comportamento.

Le due principali reazioni dinnanzi a uno stimolo pauroso sono fight (attacco) o (flight) fuga:
1) la prima ci consente di affrontare l’ostacolo, combatterlo;
2) la seconda ci porta ad abbandonare la situazione prima che divenga eccessivamente minacciosa per la nostra sopravvivenza.

Le reazioni secondarie sono invece:
1) il freezing (è un’immobilità tonica, l’essere vivente sembra appunto congelato, immobilità che permette di non farsi vedere dal “predatore” mentre si valuta quale strategia (attacco o fuga) sia la più adatta per la situazione specifica)
2) il faint (la finta morte: una reazione molto estrema, si manifesta come una simulazione di morte, automatica e non consapevole, perché in genere i predatori preferiscono prede vive; in questa situazione vi è un distacco dall’esperienza e sono possibili sintomi dissociativi, come nel caso di eventi traumatici)

I cambiamenti corporei, cognitivi e comportamentali fanno parte della natura delle emozioni, in particolare della paura per garantirci la sopravvivenza. Si tratta, perciò, di esperienze vitali e necessarie: i problemi nascono nel momento in cui non riusciamo a spegnere le nostre reazioni corporee e mentali di fronte a una minaccia che non è più presente né imminente, così che la risposta allo stress, da adattiva, si trasforma in cronica o eccessiva.

I cambiamenti corporei
Reazioni corporee della paura includono: bocca secca, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, motilità intestinale, tensione muscolare, aumento della sudorazione. Il nostro corpo si sta preparando a una reazione immediata. Senza tali cambiamenti, infatti, saremmo del tutto inadeguati di fronte al pericolo.
In caso di paura eccessiva le sensazioni corporee iniziano a diventare più fastidiose. La tensione muscolare, fondamentale per la risposta di attacco o fuga, si trasforma in malessere che pervade tutto il corpo: mal di testa, dolori alle spalle e al petto, sintomi gastrointestinali, debolezza delle gambe. Ecco così che il respiro affannoso ci può portare a sensazioni di nausea o di mancanza del respiro; l’attenzione focalizzata al battito cardiaco non fa altro che aumentare la pressione sanguigna e farci avvertire un senso di svenimento, una visione offuscata e fischi alle orecchie.

I cambiamenti psicologici
La reazione psicologica a stimoli pericolosi porta a un cambiamento nel modo in cui noi pensiamo: il nuovo pensiero diventa adattivo in quel contesto, in quanto ci prepara a far fronte alla minaccia. Per esempio, quando siamo sotto particolari stress diventiamo più focalizzati sul problema, ci concentriamo più a lungo e incrementiamo le nostre capacità di problem-solving. Similmente, avvertiremo anche un cambiamento in ciò che proviamo, come l’essere più irritabili o tesi.
La persona con una eccessiva risposta di paura a numerose situazioni, inizia a focalizzarsi esclusivamente su ciò che teme, generalmente preoccupandosi che un problema non abbia soluzione o catastrofizzandolo. Si sviluppa, col tempo, un tipo di pensiero negativistico verso se stessi e il mondo circostante, percepito come fonte di minacce sempre possibili. Tale forme di ragionamento negativo formano un circolo vizioso con i cambiamenti corporei, come ad esempio: “Ho un dolore al petto, devo avere qualcosa che non va con il cuore”, oppure: “questa sensazione/emozione è insopportabile, non c’è niente che possa fare”. In questo modo lo stress rimane costantemente elevato, portando a un aumento del disagio e delle preoccupazioni, fattore che induce le persone a focalizzarsi sugli eventi negativi e insolubili piuttosto che su quelli positivi.

I cambiamenti comportamentali
Le reazioni comportamentali alla paura consistono sostanzialmente, come precedentemente illustrato, nello scappare o nell’evitare. Se al parco mi accorgo che un ramo di un albero mi sta cadendo addosso, troverò la forza di fare un salto indietro all’improvviso e allontanarmi. Senza questo tipo di risposta, mi troverei schiacciato dal ramo. Sotto la spinta della paura, siamo in grado di fare cose che non avremmo mai pensato di riuscire a compiere.
I cambiamenti comportamentali, se persistenti, non fanno altro che aumentare le difficoltà. In preda all’ ansia e alle preoccupazioni, ad esempio, la maggior parte delle persone aumenta la quantità di sigarette fumate, mangia in maniera non equilibrata e smette di fare esercizio fisico. Tutto ciò incrementa il senso di non sentirsi bene e di essere cronicamente stanchi e meno capaci di fare fronte allo stress. Ricordiamoci che la risposta più comune allo stress è l’evitamento delle situazioni che ci fanno paura o dagli oggetti minacciosi. Tuttavia, il sollievo che si ricava dall’evitare gli stimoli stressanti è solo temporaneo e incrementa il senso di sfiducia personale, così che l’evento tanto temuto appare sempre più impossibile da fronteggiare.

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Fabrizio Nannini, Mental survival Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione, Hoepli (Manuale pratico di preparazione alle emergenze individuali e di gruppo Vi è mai capitato di percepire un grande rischio o di sentirvi in pericolo? Siete mai stati bloccati dal panico per qualcosa che vi è successo? Vi siete mai trovati in situazioni di grande confusione e avete rischiato di perdere il controllo? Il “mental survival” serve a capire quali sono i meccanismi dietro a questi fenomeni e come imparare a fronteggiarli.)

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