Avere cura della propria città e dei propri spazi

Negli anni Settanta non furono solo le correnti interessate al Crime Prevention Through Environmental Design a studiare l'influenza che l'ambiente fisico ha sul comportamento delle persone dal punto di vista della loro sicurezza, percepita e reale.
Si sviluppò ad esempio la teoria delle inciviltà, secondo la quale all'interno di ogni collettività, e quindi anche a livello di società, esistono determinate regole non scritte che fissano degli standard di comportamento, e che aiutano gli individui a capire come è giusto agire in un certo spazio e in una certa situazione.
Tali regole consentono la convivenza pacifica delle persone e il rispetto della "cosa pubblica": qualora si violassero questi elementi, ci si renderebbe responsabili di un atto d'inciviltà.
Ovviamente ve ne sono di diversi tipi, riconducibili comunque nel complesso a due categorie: la prima è quella delle inciviltà materiali (o ambientali), rappresentate in alcune caratteristiche dell'ambiente fisico, così come il deterioramento delle strade, degli edifici, delle infrastrutture e dei servizi, la presenza di automobili bruciate, di case abbandonate e segni di vandalismo.
La seconda è quella delle inciviltà sociali, che hanno invece a che vedere con le attitudini e i comportamenti in contrapposizione alle regole basilari della convivenza civile, come la presenza di tossicodipendenti e spacciatori, senzatetto, prostitute e protettori, o adolescenti che infastidiscono i passanti .

Nella maggior parte dei casi i segni d'inciviltà non costituiscono una violazione di leggi scritte e spesso non sono sanzionabili penalmente. In una ipotetica graduatoria basata sulla gravità delle infrazioni, le inciviltà si troverebbero alla base, mentre delitti come lo stupro e l'omicidio otterrebbero le posizioni più alte. Benché quindi possano essere considerate soft crimes, è facile che il senso d'insicurezza e la paura del crimine aumentino esponenzialmente laddove proliferino episodi d'inciviltà. Tali sentimenti sarebbero, infatti, alimentati non solo dalla diffusione della criminalità, ma anche dai segnali di degrado, che a loro volta influenzerebbero il tasso di delinquenza: è dove le inciviltà sono più diffuse che si compiono più frequentemente atti devianti e delitti.

Più famosa ancora è la teoria conosciuta come Broken Windows Theory che prende il suo nome dal titolo di un articolo scritto da James Wilson e George Kelling nel 1982, rispettivamente professore e ricercatore presso l'Università di Harvard.
In quest'occasione utilizzarono l'immagine dei vetri rotti delle finestre come metafora: da un piccolo dettaglio di disordine si può facilmente passare ad uno stato di degrado generale. Così come per la teoria delle inciviltà, soprattutto materiali, anche secondo Wilson e Kelling il degrado dell'ambiente urbano è intimamente correlato alla sensazione di insicurezza dei cittadini. Se il primo viene poco curato o manifesta segni di vandalismo e danneggiamenti, non necessariamente significa che sia più pericoloso di un altro spazio, ordinato e pulito, ma di certo viene percepito come tale.
Il meccanismo psicologico dei cittadini associa alla vista di un luogo deturpato l'idea che lì, in seguito ad atti impropri, nessuno sia intervenuto, quindi che nessuno se ne interessi, e che sempre lì possano verificarsi anche fatti peggiori rispetto a vandalismo e graffiti, senza che qualcuno provi a intervenire.

I due ricercatori menzionarono poi lo studio di Philip Zimbardo, uno psicologo di Stanford, che già nel 1969 fece degli esperimenti in questo campo. Si procurò un'automobile senza targa e la posteggiò con il bagagliaio aperto in una strada del Bronx, facendo poi la stessa cosa in una strada di Palo Alto, in California. La prima auto fu attaccata da "vandali" a non più di dieci minuti dal suo abbandono. Si avvicinò per prima una famiglia di tre persone, composta da padre, madre e un giovane figlio, che estrassero il radiatore e la batteria. Nel giro di ventiquattro ore qualunque cosa che potesse essere di valore era stata rimossa. Poi iniziò una distruzione casuale: la tappezzeria fu strappata, i finestrini vennero spaccati, così come altre parti dell'auto, e i bambini cominciarono ad usare ciò che restava del veicolo come un'area giochi. La maggior parte dei "vandali" adulti era costituita da bianchi apparentemente per bene. L'auto a Palo Alto, invece, rimase intatta per oltre una settimana, così Zimbardo ne sfasciò alcune parti con un martello da fabbro. Presto anche altri passanti lo imitarono, e in poche ore l'auto venne completamente demolita.

George L. Kelling - James Q. Wilson, Teoria della finestra rotta e sicurezza urbana percepita
George L. Kelling - James Q. Wilson, Broken Windows
Regione Emilia Romagna, Polizia Locale, Una panoramica sul rapporto tra inciviltà, criminalità e paura,
 dalla "ipotesi delle inciviltà" alla cosiddetta "teoria del vetro rotto”

Che cosa si fa a Bologna:
Comune di Bologna - rimozione graffiti Quartiere Porto Saragozza
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Letture consigliate


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Antonio Zoppetti, Primo soccorso. Cosa fare (e non fare) nei casi di emergenza, Hoepli (Sapere che cosa fare, e soprattutto che cosa non fare, per soccorrere vittime di incidenti o di un improvviso malore dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Invece pochi sanno come affrontare situazioni in cui un'azione rapida e corretta può essere determinante per salvare delle vite o ridurre i danni alla salute delle persone coinvolte)

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