La scena dell'aggressione: attori e fantasmi

Ciò che sappiamo delle aggressioni deriva in gran parte dai film, dalla cronaca e in parte minore dall'esperienza diretta nostra o di racconti di persone vicine a noi.
In ogni caso abbiamo generalmente una idea molto lineare degli avvenimenti: camminiamo per strada, incontriamo la "persona sbagliata", e quello ci deruba oppure ci picchia, o stupra. Oppure, nel traffico, due individui litigano violentemente e uno dei due estrae un coltello e aggredisce l'altro, lasciandolo sanguinante a terra.

In realtà lo scenario dell'aggressione è molto più complesso. E oltre ai due protagonisti principali, aggressore e vittima, sono presenti attori invisibili, ma importantissimi.
Parliamo, ovviamente, di una aggressione estemporanea, non si un attacco pianificato su una vittima definita, come nel caso di un omicidio volontario.
(L'uso del genere maschile e femminile nel definire i protagonisti e i loro attributi è indicativo. E' solo statisticamente e culturalmente più probabile che l'aggressore sia di sesso maschile, ma non è detto. Il genere femminile usato per "vittima" e "preda" ha pura origine grammaticale e non di genere personale)

Il primo protagonista invisibile è l'Opportunità.
Solamente se ci sono le circostanze giuste (ambiente, numero e tipo di persone, motivazioni nell'aggressore, atteggiamento della preda, ecc.) può verificarsi una aggressione. Perfino un cosiddetto "raptus" necessita di una opportunità.

Il primo protagonista visibile è l'Aggressore.
E' un individuo spinto da motivazioni di diversa natura che cerca - e sceglie - un bersaglio per ottenere quanto gli interessa.

Il secondo protagonista visibile è la Preda.
E' l'obiettivo dell'aggressore o meglio: è la vittima che l'aggressore ha scelto sulla base delle proprie motivazioni e delle circostanze del momento.

Il secondo protagonista invisibile è la Distrazione.
Compagna di viaggio della Preda, l'aggressore occasionale (il rapinatore, lo stupratore, lo scippatore...) sceglierà una preda sulla base di precise sue caratteristiche: una di queste è il fatto che la potenziale vittima sia distratta, non consapevole di quanto accade intorno a lei (lui) e quindi si presti ad una aggressione senza particolari conseguenze e che realizzi velocemente l'obbiettivo dell'aggressore (denaro, oggetti, violenza sessuale, violenza fisica)

Il terzo protagonista invisibile è il Linguaggio del corpo.
Anche questo è schierato dalla parte della preda e comunica all'aggressore che la vittima è fragile, esitante, insicura di sé, incapace di reagire o di fuggire, nonché distratta. Insomma, facile.

Il quarto protagonista invisibile è la Paura.
Sia l'aggressore che la preda hanno paura. La paura dell'aggressore si colloca temporalmente prima di quella della preda, ed è focalizzata, nel senso che l'aggressore conosce le proprie intenzioni e nei momenti precedenti il suo agire sarà in uno stato adrenalinico, pronto ad agire, ma al tempo stesso temerà una reazione, e proprio per questo sceglierà nel modo più accurato possibile (opportunità, distrazione, linguaggio del corpo) la propria vittima.
La preda potrebbe avere genericamente paura, ad esempio nell'attraversare un luogo buio o non conosciuto, e questa paura molto probabilmente farà si che essa si muova con un atteggiamento esitante e sottomesso, molto interessante per il suo aggressore.
Quando si scatena l'aggressione, la paura molto probabilmente renderà la preda incapace di reagire in modo efficace e continuerà nel tempo a manifestarsi nel ricordo di quanto avvenuto, compromettendo a lungo termine il benessere della vittima.

Terzo protagonista visibile (presente solo qualche volta) è il Branco.
Può darsi che l'aggressore non sia solo, ma agisca in gruppo (sia che si tratti di un pestaggio, di una rapina o di uno stupro). In questo caso l'aggressione non solo avrà lo scopo di realizzare i suoi obiettivi, ma dovrà dare dimostrazione delle sue capacità, della sua leadership al gruppo. Lo scenario sarà in questo caso particolarmente pericoloso.

Quinto protagonista invisibile è l'Ego.
Particolarmente attivo quando si tratta di una aggressione che segue una lite, l'ego appartiene sia all'aggressore che alla preda (che in questo caso sarebbe più corretto identificare come un vero e proprio sparring partner) e gioca un ruolo essenziale nella escalation del conflitto fra i protagonisti che sfocerà nella aggressione. L'Ego ha un ruolo importante specialmente quando ci sono testimoni (ad esempio il branco) che assistono alla aggressione. C'è un modo di dire, "perdere la faccia", che significa compromettere la propria reputazione, ad esempio di individuo dominante (il capo in un gruppo, un uomo con mentalità maschilista nei confronti di una donna, il marito o fidanzato in una coppia con ruoli e valori asimmetrici, ecc.). L'aggressore può diventare particolarmente pericoloso se rischia di perdere la faccia (e in questo caso una comunicazione capace di ridurre l'escalation da parte della vittima diventa essenziale - lo vedremo altrove).

Un quinto interessante attore invisibile, importante per gli effetti a lungo termine che una aggressione lascia nella vita di chi la subisce, è quella che D.Grossman definisce Fobia Universale, ossia la impossibilità inconscia di accettare il fatto che un nostro simile, un essere umano come noi, possa attaccarci e tentare di ucciderci (giacché nella aggressione, razionalmente non sappiamo dove potranno fermarsi le cose e il senso di pericolo mortale si affaccia violentemente alla nostra mente).

Il sesto attore invisibile è costituito dai Miti.
Il più insidioso di tutti ha a che fare con i Muscoli e le Tecniche di combattimento. questo argomento verrà trattato più ampiamente altrove, ma qui occorre sottolineare con fermezza una cosa: la padronanza delle arti marziali è utile (sia per gli aspetti tecnici che - forse soprattutto - per l'atteggiamento mentale) per difendersi in caso di aggressione, ma la cosa importante non è la difesa, quanto la prevenzione (prima cosa) e il combattimento fra atleti è cosa completamente differente dal combattimento contro un picchiatore di strada (seconda cosa). Quanto poi alle tecniche di autodifesa (Krav Maga ecc.), sono sicuramente utili e efficaci, ma non sufficienti, perché quando un attacco diventa realtà molto probabilmente solo un professionista della difesa personale possiede le capacità, la disposizione mentale, le tecniche, la forza e il coraggio di mettere in atto tutto quanto necessario a proteggere se stesso o le persone a lui affidate.
Un altro temibile mito è la Fatalità, il pensare che "a me non succederà mai nulla", parente stretto della Paranoia ("non esco neppure di casa").



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Letture consigliate


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Antonio Zoppetti, Primo soccorso. Cosa fare (e non fare) nei casi di emergenza, Hoepli (Sapere che cosa fare, e soprattutto che cosa non fare, per soccorrere vittime di incidenti o di un improvviso malore dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Invece pochi sanno come affrontare situazioni in cui un'azione rapida e corretta può essere determinante per salvare delle vite o ridurre i danni alla salute delle persone coinvolte)

Fabrizio Nannini, Mental survival Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione, Hoepli (Manuale pratico di preparazione alle emergenze individuali e di gruppo Vi è mai capitato di percepire un grande rischio o di sentirvi in pericolo? Siete mai stati bloccati dal panico per qualcosa che vi è successo? Vi siete mai trovati in situazioni di grande confusione e avete rischiato di perdere il controllo? Il “mental survival” serve a capire quali sono i meccanismi dietro a questi fenomeni e come imparare a fronteggiarli.)

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