L'aggressore criminale

Nell'articolo Esiste un "aggressore-tipo"? stereotipi e realtà abbiamo preso in considerazione una serie di situazioni al opera di persone che solitamente non si immaginano nella veste di aggressori. Casi nella cui storia in qualche modo si potevano riconoscere segni premonitori, agendo sui quali sarebbe stato possibile bloccare la violenza sul nascere.

In questo articolo approfondiamo il tema degli aggressori abituali, psicopatici o criminali.

Aggressori criminali sono coloro i quali - ladri, rapinatori, stupratori, assassini, terroristi - agiscono abitualmente a fini criminosi.
Contro costoro le normali procedure di prudenza e buonsenso potrebbero non bastare.
Se nel caso di aggressori "occasionali", il ruolo della potenziale vittima è quello di riconoscere segnali, evitare escalation, denunciare preventivamente, il delinquente abituale ha semplicemente puntato la preda.

Anche fra gli aggressori "professionisti" ci sono diverse categorie:
1) alcuni colpiscono a sangue freddo, pianificando l'attacco
2) altri agiscono in modo opportunistico, preferendo situazioni relativamente esenti da rischi (non è detto che un luogo affollato rappresenti un rischio per un aggressore di questo tipo, che potrebbe fare affidamento sull'indifferenza e la voglia non non venire coinvolti dei presenti)
3) altri hanno bisogno di alcol o droga per avere il coraggio di attaccare
4) alcuni sono armati sia con armi da fuoco che con coltelli o armi improprie (una bottiglia rotta), altri no
5) con l'eccezione di certi stupratori (che spesso agiscono nella presunzione di essere fisicamente in vantaggio sulle loro vittime, salvo che non si tratti di attacchi in branco), la maggior parte degli "abituali" agisce con complici

Specificando meglio quattro principali tipologie di attacco:
a) il "professionista" che pianifica meticolosamente gli attacchi di solito utilizza l'inganno per colpire la vittima di sorpresa (vedi "colloquio")
b) lo scippatore "mordi e fuggi" che a piedi o in motorino strappa letteralmente la borsa di dosso e fugge
c) il rapinatore o lo stupratore degli androni e dei pianerottoli che sbuca dal buio senza preavviso
d) il picchiatore di strada privo di qualsiasi timore della legge, che attacca semplicemente perché gli va di farlo (anche lui di solito aggredisce verbalmente per distrarre la vittima)
e) knockout game (LINK)

Ci sono due tratti che caratterizzano tutti questi aggressori
1) cercano una vittima, non un combattimento
2) vogliono correre meno rischi possibile (reazioni, arresto, ecc.)

Da qui si parte per trovare contromisure a questi tipi di aggressioni.

Ci sono tre motivi per i quali l'aggressore dovrebbe decidere di ignorarvi e scegliere un altro obiettivo: avete sviluppato la capacità di essere quello che Geoff Thompson definisce hard target:
1) vi state comportando come una persona forte, sicura di sé; non mostrate le vulnerabilità di una preda (LINK)
2) state adottando una corretta consapevolezza situazionale (LINK) e vi siete già accorti del potenziale pericolo, del fatto di essere pedinati (azione che spesso precede l'attacco), dell'ambiente che vi circonda e delle possibilità di scampo che vi offre
3) conoscete il rituale di attacco (LINK) e non vi fate distrarre

L'attacco fisico può avvenire in un luogo isolato e buio: si tratterà di un atto rapido e violento senza segnali di preavviso. In questa circostanza siete una preda comunque vi comportiate, dato che l'aggressore ha su voi il vantaggio stesso di essere parte attiva dell'aggressione, di sapere con precisione quello che sta per fare e come, al contrario di voi. In questo caso probabilmente una risposta fisica intensa che vi consenta la fuga è l'unica via di scampo.

In caso di attacco fisico imminente in un luogo in qualche modo frequentato, molto probabilmente l'aggressore (specie se ancora indeciso) avvierà una sorta di dialogo esplorativo per capire se la persona è realmente ignara di quanto sta per succedere in modo contro sul massimo della sorpresa.
Se l'intento è la rapina o lo stupro, l'intervista avrà un carattere "disarmante" o incidentale: "hai da accendere?...", "può indicarmi la strada per la stazione?..."
L'aggressore in questo modo tenta di abbassare le difese della vittima prima dell'attacco.
In questi casi è molto importante seguire il proprio istinto e sviluppare le proprie capacità di lettura del linguaggio del corpo (LINK) Anche per i
malviventi più incalliti, è molto difficile nascondere i segni dell'adrenalina che monta prima dell'attacco.
Un movimento rapido degli occhi, un cambiamento di espressione, o nel tono della voce, possono far presagire l'aggressione.
Se l'aggressore capisce che l'effetto sorpresa è fallito, spesso rinuncerà all'azione, cercando una vittima più vulnerabile.
Nel caso, invece, di un attacco gratuito, dove l'intenzione è quello di colpire solo per il gusto di farlo, il dialogo è probabile che sia più aggressivo, per esempio "ma che cazzo hai da guardarmi? Sei per caso finocchio?..."
Anche in questo caso si tratta di distrarre l'obiettivo, impegnando la sua mente nel cercare di comprendere che cosa succede o di trovare una risposta.

Caso diverso è quello del rapinatore professionista, che raggiunge il suo obiettivo spesso senza neppure colpire fisicamente la vittima: mostrando un coltello o una pistola, da solo o in compagnia di un complice, sottolineando la situazione con il classico "fuori i soldi...Subito!!" "dammi il portafoglio o t'ammazzo!!..."si fa consegnare denaro e oggetti di valore. La minaccia si manifesta in modo aggressivo e convincente, creando la paralisi da adrenalina nella vittima designata.
Alcuni aggressori a questo punto passano a vie di fatto, colpendo la loro vittima. In alcuni casi l'attacco sarà minimo, con il solo scopo di
intimidire ulteriormente, in altri casi le conseguenze saranno più gravi.
Infine, alcuni aggressori abituali saltano completamente il rituale delle minacce, passando all'azione subito dopo avere distratto l'attenzione
della vittima designata. In questo caso colpiranno subito in modo inatteso ed energico lasciando il malcapitato steso al tappeto, alleggerito
di portafoglio ed orologio e con una mascella rotta.

Non approfondiamo qui l'argomento della difesa fisica: Arti marziali o Krav Maga sono materia di insegnamento di docenti esperti.
Qui possiamo descrivere i rischi, gli scenari, i comportamenti e sottolineare l'importanza della prevenzione.
In casi come l'ultimo descritto, o di follie come il "KO game" una qualsiasi possibilità di difesa diversa da un contrattacco estremamente violento e spietato non sarà efficace, anzi, porterebbe a conseguenze ancora peggiori. Siamo veramente in grado, fisicamente ma soprattutto psicologicamente, di sostenerlo? Questo non significa che apprendere tecniche di difesa sia inutile, ma occorre affidarsi a istruttori davvero esperti.
Le arti marziali sono cosa ben diversa dal combattimento di strada. Per diversi motivi: le prime hanno regole e implicano rispetto sportivo e umano dell'avversario. Il secondo è quanto di più lontano da regole e rispetto che si possa immaginare. Ma questo, un bravo maestro lo sa e lo insegna. E un bravo praticante di arti marziali si guarda bene dal mettersi in situazioni pericolose.


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Letture consigliate


Kevin Mitnick, L'arte dell'inganno. I consigli dell'hacker più famoso del mondo, Feltrinelli. (Il celebre pirata informatico spiega tutte le tecniche di "social engineering" che gli hanno permesso di violare sistemi di sicurezza ritenuti invulnerabili) Introduzione di Steve Wozniak. Consulenza scientifica di Raoul Chiesa


Antonio Zoppetti, Primo soccorso. Cosa fare (e non fare) nei casi di emergenza, Hoepli (Sapere che cosa fare, e soprattutto che cosa non fare, per soccorrere vittime di incidenti o di un improvviso malore dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Invece pochi sanno come affrontare situazioni in cui un'azione rapida e corretta può essere determinante per salvare delle vite o ridurre i danni alla salute delle persone coinvolte)

Fabrizio Nannini, Mental survival Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione, Hoepli (Manuale pratico di preparazione alle emergenze individuali e di gruppo Vi è mai capitato di percepire un grande rischio o di sentirvi in pericolo? Siete mai stati bloccati dal panico per qualcosa che vi è successo? Vi siete mai trovati in situazioni di grande confusione e avete rischiato di perdere il controllo? Il “mental survival” serve a capire quali sono i meccanismi dietro a questi fenomeni e come imparare a fronteggiarli.)

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