On the road. La sicurezza durante i viaggi e i soggiorni all'estero
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La chiave della sicurezza sta nella prevenzione. Questo vale a casa propria come in viaggio.
Consapevolezza situazionale, capacità di leggere l'ambiente circostante leggendone modificazioni e indicatori di rischio, comportamenti...
Quali sono allora le differenze?
Negli ultimi anni è sembrato che il terrorismo sia "il" problema dei viaggi all'estero, sia che si tratti di Parigi, del Cairo o del Kenya. Certamente DAESH (perché, poi, automaticamente di identifica il terrorismo con DAESH, ma non esiste solo quello), colpendo persone che nulla hanno che fare con target militari o politici nei luoghi di vacanza o di svago, ha radicato profondamente il sentimento della paura, raggiungendo il suo scopo.
Ma il problema della sicurezza non è rappresentato solo dal terrorismo. Semmai, nel mondo dei viaggi, il terrorismo ha contribuito a mettere in evidenza il tema del rischio, occupandone la parte più clamorosa e mediaticamente rilevante.
La sicurezza personale ha a che vedere con l'evitare di rimanere vittime di catastrofi naturali (tsunami, come tempeste o epidemie) o di incidenti (l'incendio di un hotel, come strade dissestate percorse regolarmente da auto a fari spenti), per restare nell'ambito della safety. O di pertinenza della cosiddetta "security" dove è un altro individuo o gruppo di individui a recare il danno tramite atti criminali (dal borseggio alla rapina, dalla truffa all'accoltellamento, dal pestaggio allo stupro), fino - appunto - al rapimento a scopo di estorsione o all'attacco terroristico. Lo scenario è ampio, molto più ampio di un IED sotto le ruote.
Tornando alla domanda: che cosa differenzia l'essere a casa propria dall'essere lontani da essa?
La prima risposta è intuitiva: la conoscenza (più o meno) dell'ambiente. Per quanto nel nostro ambiente abituale succeda una quantità di eventi sgradevoli dal punto di vista della sicurezza e tanto si possa migliorare, adottando idonee misure, tuttavia ci troviamo nel nostro contesto culturale, in cui i comportamenti hanno un significato, comprendiamo la lingua, abbiamo precisi riferimenti nelle forze dell'ordine e in altre forme di soccorso (sanitario o vigili del fuoco ad esempio). All'estero non è così: siamo fuori dal nostro abituale contesto, con tutto ciò che questo comporta, nel bene e nel male, perché questa è proprio una delle cose che ci spingono lontani da casa. Ma tutto questo aumenta considerevolmente rischio.
Esiste anche un altro problema: in viaggio lo straniero siamo noi. Lo “straniero” non ha padronanza del nuovo ambiente, non conosce i riferimenti essenziali di un luogo, non ha riferimenti automatici per ciò che dovesse riguardare una emergenza, non conosce le leggi locali (casi di condanne pesantissime per uso di droga). Questi sono solo alcuni esempi di come ci si possa trovare esposti a rischi semplicemente per il fatto di essere cittadini di un altro paese.
D’altra parte, anche lo “straniero” è percepito come diverso, estraneo, appunto, esponendolo a preconcetti e convinzioni anche potenzialmente dannose per la sua sicurezza: l’occidentale è ricco (bersaglio di rapine o truffe), proviene da paesi che hanno avuto un ruolo di dominio in una ex realtà coloniale (risveglio di ostilità), appartiene a un’altra razza (razzismo inverso), nei paesi islamici in cui vige la shari’a è kafiro, ossia infedele.
Nel primo senso "sentirci in un luogo estraneo" siamo noi a vivere in qualche modo un senso di fragilità, nel secondo, sono gli abitanti del luogo a percepirci in una condizione di fragilità e - nel caso di delinquenti - ad approfittarne.
Vediamo qualche indicazione pratica.
Abbiamo organizzato il nostro viaggio nel modo corretto, assumendo le informazioni necessarie sulla destinazione. Le situazioni cambiano rapidamente: un evento naturale o un inasprimento della situazione politica, un conflitto in un paese vicino, il manifestarsi di una epidemia... Se ci siamo registrati a Dove Siamo nel Mondo dovremmo ricevere messaggi che ci informano sulla mutazione dello scenario in cui ci troviamo. Dobbiamo anche prestare attenzione ai media e alle comunicazioni che ci dovrebbero arrivare dal nostro tour operator, o dalle autorità locali (attraverso per esempio la direzione del nostro hotel). Comunque sia è nostro compito restare sempre informati su quanto ci accade intorno.
Sempre, ma soprattutto in caso di crisi, occorre comunicare con regolare frequenza con amici e familiari a casa. In caso di situazione critica, prendiamo immediatamente contatto con l'ambasciata o il consolato (dei cui recapiti ci siamo dotti prima di partire). Se il nostro è un viaggio di lavoro, è preciso dovere dell'azienda aggiornarci sulla situazione e tutelarci in ogni modo possibile (i contatti dovranno essere costanti anche con il datore di lavoro).
Se, durante il viaggio, modifichiamo il programma in modo significativo, sarà opportuno aggiornare le nostre informazioni di Dove Siamo nel Mondo
Ricordiamo sempre che all'estero siamo vincolati alle leggi del Paese ospitante (vedi Le valigie. E poi? Come ci si prepara a un viaggio).
Nei Paesi islamici, specialmente in quelli più rigorosi, esiste una serie di divieti e di prescrizioni che vanno osservati con scrupolo. Ne citiamo alcuni: divieto di bere alcolici e di usare droghe di qualsiasi tipo, divieto di mangiare carne di maiale, divieto di rivolgersi a una donna (anche solo per un saluto) che non sia accompagnata da un uomo della sua famiglia, divieto di indossare simboli religiosi o di fare proselitismo religioso, i tatuaggi sono mal tollerati, manifestazioni di affetto in pubblico sono da evitare, coprire corpo per intero con pantaloni lunghi e camicie a manica lunga specialmente in prossimità di moschee, le donne devono coprire il capo con una sciarpa o fazzoletto (Hijab), ecc. Durante il Ramadan, periodo di digiuno rituale che cade fra primavera ed estate, la severità nell'osservanza di queste regole è ancora più rigida.
Le indicazioni di comportamento sono numerosissime e certamente non devono essere apprese in modo meccanico, ma ragionato, altrimenti diventa difficile metterle in pratica. L'indicazione generale che ritengo fondamentale è quella del cosiddetto "basso profilo", ossia dell'evitare di dare nell'occhio vestendo in maniera vistosa, indossando orologi costosi o gioielli, sfoggiando l'ultimo smartphone uscito o macchine fotografiche costose. Mescolarsi tranquillamente fra le persone, non parlare a voce alta nella propria lingua, cercare di assumere un atteggiamento sicuro e pacato, evitare gli assembramenti, ascoltare i propri segnali di allarme interiori e allontanarsi quando c'è la percezione che qualcosa non stia andando nel verso giusto. Poco denaro e sempre i documenti con sé. Non fotografare obiettivi sensibili (caserme, edifici governativi, eccetera) se non dopo avere chiesto esplicito permesso. Lo stesso vale per le persone. Rispondere con calma e spirito di collaborazione a ogni richiesta di polizia o militari (tenendo conto anche del fatto che in molti Paesi la corruzione è diffusa fra i funzionari pubblici e che non esistono norme generali di comportamento in questo senso)
E intanto che siete all'altro capo del mondo, evitate di comunicarlo a tutti sui social media. Anche i delinquenti vi osservano, e osservano la vostra casa attraentemente disabitata!
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