Cronaca di una strage (annunciata). Holey Artisan Bakery, Dakha


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È la sera del primo luglio 2016. Il caldo all'interno del piccolo locale al secondo piano è asfissiante.
Ci tengono la farina lì, e gli impasti a lievitare.
Non è previsto che al suo interno ci possano stare otto persone.
Ma loro sono lì, atterrite dalla paura, quasi incapaci di respirare.
Un'ora prima uno degli uomini armati che avevano scatenato l'inferno al piano di sotto, era arrivato alla porta.
"Se sei un bengalese, vieni fuori!' Aveva gridato. Ma loro non avevano risposto.
"Se sei musulmano, vieni fuori!" Avevano sentito. Ma non avevano risposto.
L'uomo armato, pensando che all'interno non ci fosse nessuno, aveva chiuso la porta a chiave.
Forse avevano ingannato l'assassino, ma di certo sarebbero morti soffocati.

Dakha, Bangladesh. Nel quartiere elegante di Gulshan, che ospita ambasciate e uffici delle compagnie occidentali che producono nel paese, l'Holey Artisan Bakery ha iniziato la sua attività due anni addietro, nato dal sogno di una donna per il "vero pane" e di suo marito, Ali Arsalan, che l'ha aiutata a realizzarlo.
I prezzi dei suoi fantastici croissant e dei suoi bagel sono inaffrontabili per i comuni bengalesi, ma i ricchi sono disposti a pagare.
Il panificio si è presto trasformato in un ristorante. Si fa cucina spagnola, ma a richiesta, anche italiana.
È un bell'edificio, su due piani, con ampie vetrate e un grande giardino attorno che si affaccia sul lago.
È piacevole meta abituale di diplomatici e imprenditori espatriati che nel conveniente Bangladesh in cui la mano d'opera costa nulla producono merci da esportare in occidente, in America e in estremo oriente.

È venerdì sera, fine settimana. Ramadan sta per finire e il paese si ferma per una decina di giorni.
Poco dopo le otto, Claudia D'Antona, il marito Gianni Boschetti e il loro amico Claudio Cappelli scelgono un tavolo all'aperto. Si incontrano prima delle ferie: Claudio torna in Italia e Gianni e Claudia - che a Dakha ci vivono - hanno in vista una meritata vacanza.
All'interno del locale, un tavolo per sette persone è prenotato da altri italiani. Jacopo Bioni, il gelataio italiano che sostituisce uno dei due chef argentini, si avvicina al tavolo per salutarli. Ci sono Adele Puglisi, Simona Monti, Maria Riboli, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Cristian Rossi e Marco Tondat. Anche loro sono riuniti per i saluti, stanno tutti per tornare in Italia.
Jacopo saluta gli italiani e si dà ai fornelli, accanto all'altro chef italoargentino Diego Rossini.
In sala, una trentina di clienti in tutto. Hasnat Karim, professore alla North South University di Dacca, è con la moglie Sharmin e le figlie Safa e Rayan, di 13 e 8 anni, per festeggiare il compleanno di Safa. Faraaz Hossein, bengalese con passaporto americano, cena con le amiche Abinta Kabir e Tarishi Jain, con cui ha studiato all'American School a Dakha. E poi c'è il tavolo di Makoto Okamura e dei sei commensali giapponesi.
L'atmosfera è serena. Conversazioni in lingue diverse. Alcuni italiani hanno ordinato spaghetti. La vita degli espatriati, il piacere di ritrovarsi insieme.
Boschetti si allontana da tavola per telefonare. Una circostanza che gli salverà la vita: riuscirà a nascondersi fra le siepi e, ore dopo, a fuggire.

Sette uomini armati fanno irruzione nel giardino dell'Holey urlando "Allah Akhbar". Sparano, urlano, atterriscono.
Avanzano tre richieste: la liberazione di Jamaat-ul-Mujahideen, Khaled Saifullah, l'incolumità dopo la loro azione, il riconoscimento della interpretazione integralista della jihad.
Tre richieste, delle quali, con il senno di poi, non poteva loro fregare di meno: solo massacrare. Infatti respingono ogni trattativa.
Ma torniamo a Holey...

Il personale di cucina fugge sul tetto chiudendo a chiave l'accesso. Sono al secondo piano, troppo alto per saltare. Per un po' restano lì acquattati, sperando di essere al sicuro. Poi, alcuni di loro decidono sia meglio rischiare qualche osso rotto piuttosto che la vita. Jacopo Bioni si salva così.

Anche farina e lievito mangiano l'ossigeno e producono calore. Con il cuore in gola, gli otto chiusi nel ripostiglio chiedono aiuto via sms: "Buttate giù il muro da fuori, salvateci". Respirano appena, dopo che sono riusciti ad aprire minuscole brecce scalfendo la porta di legno.

Allertati dal rumore degli spari, due poliziotti si avvicinano all Holey Artisan: il detective Rabiul Karim e l'ufficiale Salauddin Khan. Rimangono uccisi immediatamente.

Intanto, all'interno del ristorante, è cominciato l'inferno: i terroristi separano gli ostaggi musulmani dai non musulmani, chiedendo loro di recitare parti del Corano. Chi non lo conosce viene torturato con armi affilate. A chi lo sa recitare viene concesso cibo ed acqua: prima dell'alba gli assassini ordinano allo staff di cucinare in modo che i musulmani possano pranzare prima che reinizi il digiuno rituale di Ramadan. Gli altri verranno uccisi a coltellate e colpi di machete. Uno dopo l'altro.

Miraj, il panettiere amato da tutti i clienti, è riuscito a nascondersi fino ad ora. Lo trovano. Lo legano a una sedia in giardino e lo circondano con bombole del gas ed esplosivi: "Se non sei riuscito a scappare è perché dio ti vuole morto". Gli dicono.
Immagini di quanto sta accadendo cominciano a diffondersi in rete, a partire dai siti vicini a ISIS: poveri corpi massacrati giacciono fra i tavoli. Il sangue è ovunque. L'orrore è ovunque. Gli jihadisti stanno comunicando ai loro capi e al mondo la loro guerra santa.
Alcune donne che indossano lo hijab vengono fatte uscire: i sequestratori concedono a Hossain di andare con loro, dato che è musulmano. "Recita i versi del Corano e sarai libero". Lui le conosce bene le āyāt, ma rifiuta: le sue amiche Abinta e Tarishi vestono in modo troppo occidentale per il coltello jihadista e non le lascerà in balia degli assassini. Morirà poco dopo con loro. I sopravvissuti racconteranno a tutti questo suo coraggio.

Secondo il professor Hasnat, alle 23 tutti gli stranieri erano morti. L'assedio però durerà tutta notte.

Sotto la pressione delle famiglie degli ostaggi e a fronte del rifiuto di qualsiasi negoziazione da parte degli jihadisti, alle 3 di notte il primo ministro Sheikh Hasina finalmente decide di agire: lo stallo è durato troppo a lungo. Ma ci vorranno altre due ore per schierare le forze speciali che si trovano a Sylhet, 120 miglia a nordest di Dakha. Alle cinque del mattino, nove ore dopo l'inizio dell'attacco, l'operazione Thunderbolt ha inizio: blindati attraversano le recinzioni del giardino. Dopo una violenta sparatoria durata quasi un'ora, accompagnata dall'urlo delle sirene di allarme delle auto, finalmente tutto finisce. Silenzio.
Miraj il panettiere riesce a salvarsi.

Le forze speciali bengalesi soccorrono 13 ostaggi.
A terra ci sono 21 vittime: nove italiani, sette giapponesi, un indiano, tre bengalesi.
E Hossain, cittadino americano che è rimasto vicino alle sue amiche.
Un terrorista vivo arrestato, gli altri uccisi. Le loro foto sorridenti sui media dell'ISIS.

Questo racconto è tratto da testimonianze raccolte dalla CNN.
Holey Artisan ha riaperto, ma si è trasferito in un'altra zona di Gulshan.
Il gruppo militante Ansar Al Islam aveva annunciato con un tweet un imminente attacco almeno dieci ore prima.



Per approfondire il contesto in cui è avvenuto l'attacco terrorista di Dakha:
Dopo Dacca: ecco dove nasce la profonda crisi del Bangladesh

Le vittime di Gulshan erano tutti imprenditori e operatori residenti nel paese da tempo.
E’ evidente come questo attacco terroristico, perpetrato per altro da criminali della buona borghesia bangladese, avesse l’obiettivo si colpire esattamente operatori economici stranieri.
Se questo può risultare difficile per persone che risiedono da molto tempo all’estero, di cui non si può immaginare una vita priva di relazioni sociali, chi viaggia all’estero per periodi limitati dovrebbe evitare i locali frequentati da stranieri. Quando si tratta di destinazioni particolarmente rischiose (e qui parliamo di soggiorni all'estero per lavoro, dato che non sono aree in cui di solito si avventurano i turisti), è necessario cercare di dissimulare la propria presenza nel paese, scegliere residenze sicure (compound messi a disposizione dei clienti in aree aziendali recintate e sorvegliate, hotel che garantiscano standard internazionali di sicurezza) e cambiarle periodicamente se la presenza si prolunga nel tempo.


I seguenti articoli e documenti contengono indicazioni sul comportamento in caso di sparatoria e di esplosione.
Questo documento contiene anche alcune informazioni sugli indicatori di pericolo


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Antonio Zoppetti, Primo soccorso. Cosa fare (e non fare) nei casi di emergenza, Hoepli (Sapere che cosa fare, e soprattutto che cosa non fare, per soccorrere vittime di incidenti o di un improvviso malore dovrebbe far parte del bagaglio culturale di ognuno di noi. Invece pochi sanno come affrontare situazioni in cui un'azione rapida e corretta può essere determinante per salvare delle vite o ridurre i danni alla salute delle persone coinvolte)

Fabrizio Nannini, Mental survival Psicologia e tecniche di sopravvivenza mentali per affrontare ogni situazione, Hoepli (Manuale pratico di preparazione alle emergenze individuali e di gruppo Vi è mai capitato di percepire un grande rischio o di sentirvi in pericolo? Siete mai stati bloccati dal panico per qualcosa che vi è successo? Vi siete mai trovati in situazioni di grande confusione e avete rischiato di perdere il controllo? Il “mental survival” serve a capire quali sono i meccanismi dietro a questi fenomeni e come imparare a fronteggiarli.)

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